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APPROFONDIMENTI | Blues | 22.08.22    TOP   INTERVISTA  TONI GREEN ¦ 
Memphis e la sua regina

Si esibirà a Lugano, nell'ambito di Blues To Bop. Intanto, si racconta

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Nella foto Toni Green (classe 1951) al Porretta Soul Festival (Porretta Terme, Bologna) nel 2011. © STEFANO VITOZZI


⇒ BLUES TO BOP | 25.08.22 | 00:30
@ Piazza della Riforma, Lugano | FREE ENTRY

⇒ BLUES TO BOP | 26.08.22 | 21:30
@ Piazza Cioccaro, Lugano | FREE ENTRY

⇒ BLUES TO BOP | 27.08.22 | 22:15
@ Piazza San Rocco, Lugano | FREE ENTRY

⇒ BLUES TO BOP | 28.08.22 | 21:00
@ Piazza della Riforma, Lugano | FREE ENTRY


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STATI UNITI | MEMPHIS (TN) - Figura d'eccellenza del soul e del rhythm and blues, Toni Green - The Queen Of Memphis, nella seconda metà dei '60s, si fa le ossa osservando da vicino, all'interno degli studi della Hi Records, autentiche leggende come Al Green e Ann Peebles. 
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Successivamente, dopo un primo singolo (prodotto da Willie Mitchell) con gli Imported Moods, incontra Luther Ingram e Isaac Hayes, con i quali parte in tour come corista, per poi ammaliare Gene "Bowlegs" Miller, che la ingaggia nella sua band nelle vesti di prima cantante.
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Nel 1998 pubblica il primo disco da solista, "Mixed Emotions" (Soultrax), a cui ne seguono diversi con scadenze più o meno regolari: tra gli altri, "Malted Milk & Toni Green" (Nueva Onda Records, 2014), prodotto da Sebastian Danchin. Tra meno di un mese avremo modo di ascoltare il suo nuovo album, "Memphis Made", di cui nel corso della lunga intervista telefonica che mi ha concesso anticipa svariati dettagli.
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Da giovedì 25 a domenica 28 agosto, la vedremo sul palco a Lugano, nell'ambito di  Blues To Bop, impegnata in quattro concerti con la Groove City Band di Bologna, formazione guidata da Fabio Ziveri (pianoforte e tastiere) e Andrea Scorzoni (sassofono). 
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Ho parlato con Toni Green nella tarda serata di martedì.
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Toni, tuo padre, Tommy Lee Green, era un trombettista jazz. 
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Devo dire che gli piaceva di più cantare. Cose tipo Nat King Cole, per intenderci. Aveva una voce morbida, morbida come la seta. Amava profondamente il jazz, Miles Davis, in particolare. Ascoltava dischi tutto il giorno. E io adoravo ascoltarli con lui.
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Raccontami di Memphis e delle tue prime esperienze all'inizio dei '60s. 
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Da una parte c'era il gospel, e grazie a mia nonna imparai a cantare a cappella. Dall'altra c'era il rhythm and blues, a cui mi introdusse mio cugino (John Gary Williams, ndr) con i suoi Mad Lads. 
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Nel 1970, da giovanissima, con il quartetto vocale Imported Moods - che condividevi con Pat Love, Leroy Broadnax e tuo cugino Elvritt Hambrick - hai pubblicato il tuo primo singolo: "What Have You Done With My Heart" / "I'm A Scorpio" (Hi Records). 
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A ispirare il nome del gruppo fu una pubblicità... (ride). Anche noi, d'altra parte, come diceva lo spot, avevamo qualcosa di diverso. Il nostro sound, in effetti, rispetto a quello degli altri gruppi di Memphis, era differente: d'altronde, eravamo circondati da ottimi musicisti, così come da un mentore e produttore straordinario, Willie Mitchell. Entrambi i pezzi, inoltre, portano la firma di Carl Smith e di Marshall Jones che, in coppia, in quel periodo alla Hi Records, scrivevano, tra gli altri, per Al Green e Ann Peebles. Smith, per di più, con Gary Jackson, è il co-autore di "Higher And Higher" (Brunswick, 1967) di Jackie Wilson.
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Sai che il 45 giri degli Imported Moods è molto raro? Oggi come oggi è pagato a peso d'oro...
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Me l'hanno detto... (ride). Qualche tempo fa ero in Inghilterra e si parlava di una ristampa...
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Raccontami di quel periodo alla Hi Records... E del tuo incontro con Al Green...
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Conobbi Al, ma anche Ann Peebles, così come tanti altri cantanti e musicisti di talento... Al è un tipo alla mano, divertente, e già in quel periodo era molto quotato. Io ero giovane e volevo imparare i trucchi del mestiere: per cui, cercavo di introdurmi in sala di incisione ogni qualvolta che registrava... (ride)
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Hai mai cantato con lui?
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In chiesa, qualche tempo dopo, in un paio di occasioni.
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Parlami ora del tuo incontro con Isaac Hayes.
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Fu il passo successivo, quando Luther Ingram - che era in tour con lui - mi scelse come corista. E di tanto in tanto, quando una delle ragazze di Isaac per qualche motivo non poteva salire sul palco, io la sostituivo. Imparai moltissimo nel corso di quel tour, legato, come sai, alla Stax Records. Ebbi modo di conoscere, tra gli altri, anche Rufus e Carla Thomas. E rividi anche i Bar-Kays, i quali - prima che quattro di loro morissero nell'incidente aereo (in cui, nel 1967, perse la vita anche Otis Redding, ndr) - spesso venivano a provare a casa mia. 
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So che a un certo punto ti sei trasferita a New York. Quando, esattamente? 
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All'inizio dei '70s... Vivevo a Manhattan... Anche se fu molto divertente - e il Memphis Sound da quelle parti era molto apprezzato - dopo poco più di un anno decisi di tornare a casa...
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Nel 2001, dopo "Mixed Emotions" (Soultrax, 1998), hai pubblicato - tramite la label Good Time Records - il tuo secondo album da solista, "Strong Enough": a distanza di oltre due decenni, ti senti ancora "abbastanza forte"?
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Direi di sì, e forse più di prima...
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Nel 2014 hai pubblicato un album con i Malted Milk - di Nantes -, "Malted Milk & Toni Green" (Nueva Onda Records): come è nata questa collaborazione?
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Grazie a Sebastian Danchin - storico e scrittore francese -, che produsse il disco. Mi cercava da quindici anni... (ride). Venne a Memphis e mi fece la sua proposta, che non avrei mai potuto rifiutare: i Malted Milk sono una band di grande talento. 
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Stai lavorando a nuovi progetti in questo periodo?
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Il 16 settembre uscirà il mio nuovo album, dal titolo "Memphis Made".
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Cosa puoi anticipare al riguardo?
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Ne vado molto fiera... Raccoglierà alcuni pezzi di Brook Benton, così come cose che ho scritto io. "Sick And Tired", uno dei brani, ad esempio, è legato a George Floyd, assassinato, come ricorderai, da un agente di polizia. Altre canzoni denunciano la violenza sulle donne. Per cui, in questo caso, non si parla soltanto di amore o di relazioni...
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So che sei molto impegnata anche sul fronte dei diritti civili.
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Certo...
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Come descriveresti la situazione attuale negli Stati Uniti, a più di due anni dai fatti di Minneapolis (MN), dove - come hai ricordato tu poco fa, parlando di "Sick And Tired" - a pagare con la vita fu George Floyd?
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Purtroppo, è così da sempre. La differenza è che oggi, rispetto al passato, abbiamo gli smartphone dotati di videocamera. Si può fare di più, ne sono convinta, tentando di ridurre il più possibile gli atti di violenza, in generale. Tutti noi, non solo negli Stati Uniti, non possiamo vivere col timore di venire derubati o uccisi per strada.
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Quando Barack Obama era alla presidenza, un episodio come quello di Minneapolis, secondo te, si sarebbe potuto verificare? 
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Purtroppo, non fece in tempo a cambiare più di tanto le cose, e poi Trump ci rimise mano immediatamente. Credo che ora Biden stia tentando di fare del suo meglio. 
-
Guardando al passato, qual è la tua opinione sulle nuove tecnologie, anche per quanto riguarda la promozione della musica?
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A coloro che si propongono tramite le varie piattaforme, dal mio punto di vista, non dovrebbero mancare le basi fondamentali della musica. Ricordo che noi, quaranta o cinquanta anni fa, se anche un solo dettaglio non era impeccabile, andava risuonato o ricantato fino a raggiungere la perfezione. Oggi, non in tutti i casi, ovviamente, ho l'impressione che non sia più così. 
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Cosa stai ascoltando in questi giorni? 
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Beyoncé.
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Mi è piaciuta molto nel film "Cadillac Records" (USA, 2008).
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Nei panni di Etta James è fantastica.
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Per i quattro concerti in programma a Blues To Bop ti vedremo sul palco con la Groove City Band.
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Conobbi il gruppo al Porretta Soul Festival più di dieci anni fa. Ogni volta che suoniamo insieme, Fabio e Andrea, per me, sono una grande fonte di ispirazione. E sarà così anche a Lugano, ne sono assolutamente convinta.


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